Others before self
Antonella Trabattoni ci racconta la sua esperienza di volontariato al TCV di Suja-Bir
Sono appena rientrata dalle montagne dell’ Himachal Pradesh dove ho avuto la possibilità di
vivere la più importante esperienza professionale della mia vita. Grazie a Tashi Albertini, Ticino-Tibet e all’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale (IUFFP) ho trascorso
6 settimane di volontariato nel Tibetan Children’s Village di Suja-Bir a 100 km circa da Dharamsala
Il governo tibetano in esilio già da anni ha organizzato strutture educative importanti allo scopo di accogliere i giovani profughi tibetani che decidono di lasciare il proprio paese e la
famiglia per ricevere un’ educazione migliore. In India, Nepal e Bhutan esistono un’ ottantina di scuole tibetane che ospitano circa 23.000 bambini e giovani orfani. In Tibet, la possibilità di
una completa formazione educativa è quasi preclusa ai tibetani. Nonostante la Cina abbia sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del fanciullo e la Convenzione
sull’eliminazione di ogni discriminazione contro le donne, si stima che un terzo dei bambini e delle bambine non ricevano istruzione a causa delle tasse scolastiche molto elevate per i tibetani,
delle particolari discriminazioni a favore di allievi cinesi. I posti disponibili negli istituti superiori per i giovani tibetani sono minimi.
Nelle scuole del Tibet cinese è proibito indossare abiti tradizionali, osservare le festività del paese, comunicare in tibetano così come non sono autorizzati lo studio della storia e della
cultura indigene. In modo lento ma irreversibile, il governo cinese attua da anni un processo di annientamento dell’identità tibetana. Per questi motivi, ogni anno, numerosissime famiglie
tibetane prendono la dolorosa decisione di inviare i propri figli in esilio, per assicurare loro un futuro migliore ed avere l’opportunità di approfondire la cultura delle proprie
radici.
Nel 2008, tuttavia, pochissimi giovani hanno potuto lasciare il paese dato che in prossimità delle olimpiadi, le autorità cinesi hanno molto inasprito le misure persecutorie nei confronti di
quelle famiglie in cui un figlio é partito.
A Suja sono ospitati 2500 bambini e giovani, il 90% dei quali ha affrontato il viaggio clandestino attraverso le grandi montagne, d’inverno, camminando di notte e riposando in caverne durante il
giorno, per sfuggire al pattugliamento delle guardie cinesi. 20, 30 giorni terribili caratterizzati da temperature proibitive, ipotermia, esaurimento precoce delle poche riserve di tsampa,
impossibilità di accendere un fuoco. E poi la grande paura dei rumori notturni, gli spari della polizia cinese, il senso di sfinimento.
I giovani parlano facilmente dell ‘esperienza che ha segnato le loro vite. Dal loro racconto, spesso ricco di particolari, emerge il trauma che quasi tutti hanno subito, al quale si aggiunge la
nostalgia di casa e della famiglia.
Mi è capitato spesso di vederli molto commossi nelle cabine telefoniche allestite di recente, mentre,per poche rupie, parlano con un familiare in Tibet. Questi sono i più fortunati. Molti altri
sono figli di pastori nomadi di yak e capre ed i genitori non dispongono di telefono. Per tutti è esclusa qualsiasi comunicazione epistolare con Il Tibet perché giudicata troppo
pericolosa.
“ Durante i mio primo anno a Suja piangevo sempre e non riuscivo ad imparare niente perché i miei pensieri erano sempre in Tibet” mi ha raccontato Dorije “ma poi ho capito che stavo solo perdendo
tempo ed ho iniziato a studiare e a leggere molto. Desidero al più presto diventare un’ insegnante per tornare in Tibet ad aiutare la mia gente”.
Una realtà per ora poco probabile. Va detto che il TCV di Suja è conosciuto dai cinesi in quanto è l’unico ad accogliere giovani adulti ed è considerato luogo di propaganda politica.
L’urgenza di completare una formazione è condivisa da tutti e traspare dall’organizzazione delle giornate. Sveglia alle 5 con preghiere recitate ad alta voce e riordino, pulizia del dormitorio. I
giovani sono completamente autosufficienti,lavano i propri abiti ed i più grandi aiutano gli altri. Studio di testi tibetani, studio individuale e prima dell’inizio delle lezioni raduno con
insegnanti e direzione per la Morning Assembly.
I più diligenti o i nuovi arrivati si alzano anche alle 4 del mattino, escono dai loro alloggi e sotto i lampioni esterni leggono ad alta voce testi in inglese. Le lezioni terminano alle 16.00 e
dopo un po’ di tempo libero dedicato allo sport, di nuovo studio individuale serale, canti e riposo.
Sono stata inserita in diverse classi della Senior section ed i primi giorni sono stati per me di grande stupore. Classi di 37, 40 giovani fra i 16 ed i 22 anni estremamente motivati, attenti,
diligenti, pronti all’ascolto e alla discussione. Gentili e rispettosi con i docenti e con i compagni. Curiosi nei confronti del mondo occidentale ed appassionati nella descrizione delle
tradizioni del loro paese e nel sostegno alla causa tibetana.
Conservano un legame vivissimo con la natura e si illuminano quando possono descrivere gli ambienti naturali nei quali sono cresciuti. Sono molto sensibili ai temi dell’inquinamento e alla
protezione delle risorse naturali.
Nel tempo libero divorano i libri,molto usati e presi in biblioteca, scritti dal Dalai Lama. Parlano di responsabilità personale, di compassione ed altruismo. Vivono aiutandosi l’un l’altro
perché coscienti di essere tutti nella medesima condizione. Difficile evitare le riflessioni sulle difficoltà quotidiane all’interno delle nostre aule in occidente, nel tentativo di coinvolgere
adolescenti sempre più sfuggenti e ritrosi a qualsiasi fatica scolastica ed impegno etico.
La buona accoglienza da parte degli insegnanti, molti dei quali nati in Tibet ed ex allievi di TCV, mi ha permesso di svolgere lezioni in inglese di storia ,civica, geografia, economia della
Svizzera e dell’Europa. A queste si sono aggiunte numerose conversazioni libere sulle abitudini di vita in occidente. Ho cercato di dare del mio meglio, ogni ora è stata per me fonte di grandi
scoperte .
Ho incontrato un’umanità autentica, ricchissima di valori eterni e semplici, vissuti in condizioni materiali di grande precarietà Parecchi sono stati i momenti di commozione come quando, verso la
fine della mia permanenza , un ragazzo accorgendosi che non ci saremmo più visti, ha strappato dal suo quaderno due vecchie fotografie sulla selvaggia deforestazione che i cinesi operano in Tibet
e me le ha date con impeto dicendo “ Le deve portare in Svizzera e le deve mostrare ai suoi allievi, perché anche loro sappiano come i cinesi stanno uccidendo il Tibet. E senza alberi si uccide
la vita”. L’ impegno nello studio, la sensibilità etica ed ecologica, la passione che esprimono nei confronti della giustizia e della verità, rendono questi giovani orfani l’ esempio di una
possibile umanità futura, più semplice, unita e tollerante.
Sopra il loro campo sportivo, uno spiazzo di terra battuta, una scritta a caratteri cubitali in vernice bianca dice : “ Others before
self “.
Antonella Trabattoni, docente di storia e scienze sociali, Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali ( SSPSS ), Canobbio